LA NUMISMATICA

LA NASCITA DELLA MONETA
28 maggio 2010


Per vari popoli il sale, le conchiglie, e fin dal neolitico l'ossidiana, oltre ai metalli preziosi, erano diffusi mezzi di scambio usati per i pagamenti. Anche in Giappone il riso ebbe la funzione di unità di conto fino al 1868. NEWS_42
In assenza di moneta, all'aumentare della frequenza degli scambi di beni e servizi, il baratto, utilizzato in economie caratterizzate da transazioni poco frequenti, divenne difficile da realizzare.
Le prime monete ebbero origine nel VII secolo a. C. quando, per velocizzare e semplificare i loro scambi commerciali alcuni popoli orientali (Lidi, Fenici, Egizi, Greci e altri), ad un certo punto del loro percorso storico, pensarono ad un mezzo che fosse accettato in pagamento da tutti gli operatori economici, che conservasse il proprio valore nel tempo, fosse facilmente divisibile, avesse una notevole durata e una forte resistenza all’usura da circolazione.
In breve tempo, il veloce affermarsi della moneta portò alla sua produzione sistematica da parte delle autorità, le tecniche di fabbricazione si perfezionarono ottenendo maggiore precisione nel peso e una sempre maggiore varietà tipologica.
Durante varie fasi storiche vennero coniate numerosissime monete in oro, argento, elettro (lega dei primi due esistente in natura), bronzo (lega di rame e stagno) e rame che permisero di tracciare un lungo percorso.
Attraverso di esse, a qualsiasi persona, è dato modo di poter conoscere gli innumerevoli personaggi storici che si avvicendarono, di poter approfondire i molteplici aspetti della storia, della geografia, dell'arte e degli usi e costumi di molti popoli che riversarono all'interno delle monete le più svariate forme della propria tradizione culturale.
Qui di seguito vengono prese in considerazione le principali tipologie di monete che furono emesse durante vari periodi partendo dalla ricca serie delle città greche per giungere attraverso le romane, bizantine, medievali e rinascimentali, alle emissioni più recenti e alla moneta cartacea.


Nella foto: una delle prime monete, in elettro, coniata dal popolo che abitava l'antica Lidia

MONETE DEL MONDO GRECO
26 maggio 2010

NEWS_48La monetazione dell’antica Grecia è tra le più belle e affascinanti di tutte le epoche. Dopo le prime coniazioni apparse in Asia Minore alla fine del VII secolo avanti Cristo, l’uso della moneta si diffonde in tutta l’area greca nel corso del secolo successivo.
La monetazione arcaica (600–480 a.C.) si sviluppa rapidamente in tutti i centri commerciali dando origine a monete diventate famose come le tartarughe di Egina, le civette di Atene o i tetradrammi di Siracusa. Vennero utilizzati diversi sistemi ponderali, tra cui i più importanti furono quello euboico–attico, quello eginetico e quello corinzio che diedero origine a dracme di peso differente. Ogni città greca scelse le immagini da incidere sulle proprie monete tra le divinità locali o tra le raffigurazioni che potevano ricordare più facilmente il luogo da cui la moneta proveniva. Così ad Atene venne scelta la testa di Atena per il dritto e il suo animale sacro, la civetta, sul rovescio, a Metaponto fa bella presenza la spiga di orzo che veniva coltivato nella sua piana. Corinto alla testa di Atena con elmo corinzio affianca il pegaso a memoria di Bellerofonte che aveva sconfitto la chimera liberando la città e Tebe mostra con orgoglio il suo scudo che difende la città. Solo Sparta resiste e rifiuta di coniare moneta, privandoci così di un pezzo di storia.
Fu nell’epoca classica (480–330 a. C.) che le città della Magna Grecia e, soprattutto della Sicilia, coniarono monete che sono dei veri capolavori. Gli incisori siracusani furono talmente bravi da meritare di mettere la propria firma sui loro lavori e fra tutti spiccano i nomi di Cimone ed Eveneto. Ma anche altre città siciliane e della Magna Grecia coniarono monete affascinanti. Citiamo fra tutte Catania, Camarina, Agrigento, Taranto, Velia, Crotone, Reggio. Sempre in Sicilia venne introdotto l’uso della moneta in rame che successivamente si diffuse in tutte le città greche. Anche le monete in questo metallo sono stilisticamente perfette a dimostrazione della grande cura per i particolari degli incisori greci.
L’ultimo periodo della monetazione greca è l’ellenismo. L’inizio coincide con le conquiste di Alessandro Magno e la diffusione dei suoi tetradrammi in tutto l’Oriente. E’ anche l’epoca della diffusione delle monete in oro che fino ad allora furono coniate in numero limitato o in emergenza. I grandi imperi ellenistici svilupparono tutti una propria monetazione con i ritratti dei sovrani. Dopo le conquiste romane la monetazione greca si ridusse alle monete in rame che vengono oggi definite greche imperiali.
Contemporaneamente alla monetazione greca si sviluppa anche la monetazione persiana con i darici d’oro e gli schekel d’argento. Anche i Parti coniarono monete e così i Sassanidi fino alla loro sconfitta da parte di Eraclio.
Un accenno infine alla monetazione delle popolazioni italiche che batterono moneta propria prima della conquista da parte di Roma. Nel nord vengono usate le dracme padane coniate ad imitazione delle dracme di Massalia. Nell’Italia centrale si diffonde l’uso di grandi monete fuse in rame del tutto simili alle emissioni romane ma con immagini proprie. Infine al Sud, dove l’influenza greca è più forte, vengono coniati stateri, dracme e loro frazioni spesso di notevole bellezza.

Nella foto: un raro esemplare dello statere incuso di Crotone (500-480 a. C.)

MONETE DI ROMA REPUBBLICANA
24 maggio 2010

NEWS_84Durante il periodo repubblicano, a partire dal 249 a. C., le monete cominciarono ad assumere il ruolo di strumento di comunicazione attraverso le iscrizioni e le immagini su di esse riportate.
I magistrati monetari, funzionari nominati addetti all'emissione delle monete, iniziarono ad utilizzarle per celebrare l’origine della propria famiglia (gens), come strumento di propaganda politica e per pubblicizzare eventi o personaggi storici o opere realizzate, attraverso una estrema varietà di tipi coniati.
I magistrati monetari, i triumviri monetales, facevano parte di un collegio di magistrati minori della Repubblica Romana preposti al funzionamento ed al controllo della zecca.
Oltre alla grandissima quantità di monete in bronzo coniate in periodo repubblicano, vi fu grandissima emissione di denari in argento. Inizialmente le monete riportavano simboli o lettere come segni di controllo per identificare il responsabile di una particolare emissione. In seguito questi simboli vennero sostituiti progressivamente dai nomi dei magistrati e vennero sempre più rappresentate scene celebrative delle origini e della storia delle famiglie dei monetari.
Con l'acuirsi della lotta per il governo delle Repubblica quest'uso personale delle monete si fece sempre più diffuso fino alla fase in cui Giulio Cesare, dopo le sanguinose guerre civili, divenne la rappresentazione del reggente il governo di Roma.

 

Nella foto: un denario della gens Calpurnia

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MONETE DI ROMA IMPERIALE
22 maggio 2010

NEWS_49Il periodo delle guerre civili vede prevalere Giulio Cesare.
Egli viene assassinato e l’imperium viene assunto da Ottaviano Augusto, della dinastia Giulio Claudia, che nel 43 a. C. diventa il primo imperatore. Augusto rimodula tutta la monetazione precedentemente utilizzata e imposta la circolazione monetaria sull’asse in bronzo con il suo multiplo da 4 assi, il sesterzio, e il suo sottomultiplo da un quarto di asse, il quadrante, le cui emissioni erano controllate dal Senato. L’aureo e il denario, rispettivamente la moneta d’oro e quella d’argento, venivano invece emessi direttamente dall’imperatore.
Le monete imperiali comprendono una ricchissima serie di quasi 150 diversi ritratti di imperatori e di loro stretti familiari con un’iconografia estremamente variegata.
La monetazione imperiale offre moltissimi spunti per la ricchezza delle tematiche trattate partendo dalla propaganda imperiale che doveva comunicare a tutto l’impero alcuni aspetti di Stato come la Pax, la Salus o la Spes, o l'inaugurazione da parte dell’imperatore di edifici commerciali, per i giochi, religiosi o per la propria memoria (ad esempio il Macellum costruito da Nerone, il tempio dell’imperatore Antonino Pio, la colonna Traiana). Si potevano ricordare particolari eventi come elargizioni di derrate alimentari al popolo o eventi bellici come la sottomissione della Giudea o l’acquisizione dell’Arabia, dell’Egitto o di altre colonie. Erano poi ritratte divinità come Giove, Marte, Diana, Venere, Apollo, Minerva e altre o particolari virtù che l’imperatore voleva gli fossero riconosciute (Aequitas, Clementia, Libertas).
Queste monete, estremamente numerose per il vastissimo territorio accresciuto che costituiva l’impero romano, vennero emesse durante cinque secoli fino all’ultimo imperatore Romolo Augustolo nel 476 d. C.
Durante il lungo periodo dell’impero romano, per necessità contingenti o per porre rimedio alla naturale svalutazione della moneta, furono realizzate le importanti riforme monetarie da parte degli imperatori Augusto, Nerone, Caracalla, Aureliano e Diocleziano.
Esistono emissioni dette provinciali o coloniali che sono costituite dalle monete emesse da colonie ed alleati di Roma per circolare in quei territori. Si tratta principalmente di monete battute dagli imperatori romani che utilizzavano tipi imperiali ma con legende greche.


Nella foto: aureo con busti affrontati dei figli di Settimio Severo, Caracalla e Geta

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MONETE BIZANTINE
20 maggio 2010

NEWS_50Dopo la caduta dell’Impero Romano d'Occidente, con la destituzione dell’ultimo imperatore Romolo Augustolo, ha l’inizio l’impero Bizantino che prosegue l’Impero Romano d'Oriente.
La monetazione bizantina si basava soprattutto sulll’uso di moneta d’oro, il solido (il suo peso era di g. 4,5 circa e corrispondeva a 1/72 della libbra romana), e i suoi sottomultipli, il semisse (mezzo solido) e il tremisse (1/3 di solido); in quantità nettamente minore si serviva di moneta d’argento, la siliqua, pari a 1/24 del solido d’oro.
La maggior parte della circolazione monetaria avveniva invece attraverso l’uso di monete in bronzo, i nummi, e di suoi multipli, il 5 nummi che riportava il segno di valore V o la lettera E, il 10 nummi con segno X oppure con lettera I, il 20 nummi, definito mezzo follis, con segno XX o lettera K e il follis, corrispondente a 40 nummi, con segno XXXX o lettera M.


Nella foto: Follis dell'imperatore Giustiniano I

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MONETE DEL PERIODO BARBARICO - GLI OSTROGOTI
19 maggio 2010

Con la deposizione dell’imperatore Romolo Augustolo, avvenuta nel 476 d.C. per mano del generale Odoacre, termina storicamente l’Impero Romano d’Occidente. NEWS_69
Successivamente a questo significativo avvenimento si instaura in Italia un regno, definito romano-barbarico, del quale Odoacre diviene re. Sotto di lui vi sono soltanto emissioni con il suo nome in monogramma e con i tipi propri della monetazione bizantina dato che il regno era assoggettato ufficialmente al legittimo imperatore d’Oriente.
Nel 493 d. C. Odoacre viene sconfitto e ucciso da Teodorico che era stato chiamato in Italia da Zenone, imperatore d’Oriente, per contrastare i successi che il re erulo stava conseguendo. Teodorico in Italia darà vita ad un nuovo regno romano-barbarico, il regno Ostrogoto del quale egli era Re, sostanzialmente organizzato con l’apparato amministrativo proprio dell’Impero d’Occidente, fino all’avvento di Giustiniano I che, nel 535, intraprenderà una dura campagna di guerra per la riconquista dell’Italia.
Con Teodorico la monetazione subisce una certa evoluzione e risulta più interessante in quanto i Re Ostrogoti, in Italia, battono sempre moneta a nome dell’imperatore d’Oriente, che ufficialmente ne garantisce la bontà, ma le relative emissioni sono direttamente riferibili ai sovrani ostrogoti che si succedono alla guida del regno.
Sia sulle emissioni in argento che su quelle di bronzo si può trovare il nome del re in monogramma o per esteso.
Esistono anche alcune emissioni anonime in bronzo che probabilmente dovrebbero appartenere ai primi anni del regno. Solo per l’oro, in quanto la sua circolazione non era più di tipo locale ma a più ampia diffusione, l’emissione è riferita direttamente all’imperatore d’Oriente, pur con qualche eccezione.
La monetazione ostrogota si basava sul sistema monetario bizantino (seguiva pesi e leghe utilizzate da Costantinopoli) e come zecche erano operanti Roma, Ravenna, Pavia, e Milano. In oro vennero emessi il solido, il semisse e il tremisse, in l’argento la mezza siliqua e il quarto di siliqua, in bronzo i multipli del nummo: da 5 nummi (pentanummo), da 10 (decanummo), da 20 (mezzo follis) e da 40 (follis) (vedi anche al riguardo la sezione monete bizantine).
Esiste un bellissimo medaglione in oro da tre solidi, unico esemplare conosciuto, emesso da Teodorico (nella foto).


Nella foto: medaglione d'oro da tre solidi di Re Teodorico conservato ed esposto a Roma, presso Palazzo Massimo, sede del Museo Nazionale Romano

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MONETE DEL PERIODO BARBARICO - I LONGOBARDI
18 maggio 2010

NEWS_172I Longobardi, una delle popolazioni germaniche orientali, furono protagonisti di una lunga migrazione che nel 568, sotto la guida di Re Alboino li portò ad insediarsi in Italia dove diedero vita a un regno indipendente che estese progressivamente il proprio dominio.
Il regno longobardo era organizzato in numerosi ducati che godevano di ampia autonomia rispetto al potere centrale dei sovrani insediati a Pavia. Dopo circa un decennio, di fronte alla debolezza militare costituita da una simile frammentazione, i duchi cercarono di porre rimedio eleggendo un re riconosciuto da tutti, Autari il quale riorganizzò i Longobardi in forma stabile.
Il primo ducato ad essere costituito fu quello del Friuli e venne affidato a Gisulfo. Ebbero poi origine quasi una ventina di ducati quali quello di Pavia o della Tuscia con capitale Lucca via via che venivano assediate e prese le più importanti città del nord, e quello di Spoleto e di Benevento quando l’espansione longobarda si sviluppò a sud.
Gli Ostrogoti che avevano governato prima di loro la penisola a nome dell’imperatore d’Oriente vennero annessi dai Longobardi durante l’invasione dell’Italia che conquistarono combattendo contro l’Impero. Il regno longobardo tra il VII e l’inizio dell’VIII secolo arrivò a unire formalmente buona parte della penisola nella quale rimasero bizantine solo poche aree territoriali.
Si susseguirono vari re appartenenti alla parte cattolica o ariana che continuarono la conquista dell’Italia settentrionale fino all’investitura da parte dei nobili longobardi di Grimoaldo, duca di Benevento, che favorì l'integrazione tra le diverse componenti del regno ed esercitò i poteri sovrani con una competenza mai raggiunta dai suoi predecessori.
Dopo la morte di Cuniperto si aprì una grave crisi dinastica fino alla salita al trono di Liutprando, audace, con alto valore militare, lungimiranza politica, che fu re di una nazione ormai in stragrande maggioranza cattolica. Egli mise Roma sotto assedio ed allora il papa chiese aiuto a Carlo Martello che diplomaticamente riuscì a far desistere il sovrano longobardo.
Il successore Re Astolfo arrivò alla conquista di Ravenna e ad un dominio quasi completo sull’Italia. Pipino il Breve, nuovo re dei Franchi si accordò con papa Stefano II che, in cambio della solenne unzione regale, ottenne la sua discesa in Italia nel 754 per sgominare l'esercito longobardo.
Il nuovo re Desiderio fece sposare una sua figlia a Carlo Magno ma nel 771 questi la ripudiò. E alla pretesa di Adriano I della consegna di alcuni territori promessi e mai ceduti da Desiderio, ripresa la guerra, Carlo Magno venne in aiuto del papa e tra il 773 e il 774 scese in Italia e conquistò la capitale del regno, Pavia, facendo cessare l’esistenza del Regno longobardo. Il figlio di Desiderio, Adelchi, si rifugiò presso i Bizantini mentre il ducato di Benevento non seguì la medesima sorte e rimase in vita, anche se indebolito, fino alla conquista normanna alla metà dell’XI secolo.
Dopo un primo periodo durante il quale il popolo longobardo coniò esclusivamente tremissi d’oro ad imitazione di quelli degli imperatori Maurizio Tiberio (582-602), Eraclio (610-641) e Costante II (641-668), i re di Pavia svilupparono una monetazione autonoma aurea all’interno della cosiddetta Langobardia Maior. Vennero coniati tremissi d’oro a nome di vari re longobardi, piccole monete d’argento sotto Pertarito e solo un follis di bronzo a nome di Re Astolfo.
Il ducato di Benevento, il più indipendente, ebbe una monetazione autonoma che si sviluppò tra il 680 e il IX secolo, durante la quale vi fu l’emissione di solidi e tremissi. A differenza del nord nelle zecche di Benevento e Salerno vennero coniati denari d’argento. Né il ducato del Friuli né quello di Spoleto emisero mai moneta propria.

Nella foto: tremisse di Re Liutprando (712-744) per la zecca di Pavia

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MONETE DAL MEDIOEVO AL RINASCIMENTO
16 maggio 2010

NEWS_51Dopo la fase storica determinata dalle cosiddette invasioni barbariche seguite alla caduta dell’Impero Romano, nel 476 d. C., si ha la splendida parentesi storica Longobarda e Ostrogota e in Italia vi è un percorso di lento e progressivo sviluppo che passa dall’economia curtense e di baratto ad una più complessa nella quale hanno origine scambi sempre più ampi.
Dopo la riforma monetaria dell’imperatore Carlo Magno che aveva basato la circolazione sul denaro d’argento, dalla fine dell’VIII secolo la monetazione, in ambito europeo, inizia ad avere una lenta e progressiva diffusione e comincia ad essere necessaria una sempre maggiore quantità di emissioni.
Si ha così una grande proliferazione di zecche sul territorio italiano che hanno origine dapprima con lo sviluppo della politica dei Comuni, in seguito con la necessità di far fronte alle necessità dei commerci e successivamente anche da una serie di famiglie nobili che in ogni città aveva desiderio di emettere moneta propria o da grandi città come Genova, Venezia, Firenze, Bologna o Milano che tentavano di imporre la circolazione della propria moneta rispetto a quella delle altre città.
La maggior parte delle zecche italiane erano dislocate sul territorio nazionale ma molte monete furono emesse in territori esteri che costituivano colonie o possedimenti italiani. Alcune città sede di zecca, al momento del loro utilizzo, si trovavano invece in luoghi che oggi risultano paesi stranieri. Le emissioni dei Savoia, ad esempio, vennero battute in molte città dell’attuale Francia oltre che in località del Piemonte.
Alcune monete vennero coniate non in specifiche sedi di zecca ma in circostanze particolari come sul campo di battaglia dopo una vittoria (a Riglione o S. Jacopo al Serchio) o durante un assedio come nel cosiddetto “sacco di Roma” sotto Papa Clemente VII.
All’inizio del 1400 in Italia si assiste ad un fiorire sempre maggiore di commerci e transazioni economiche e anche il sistema bancario comincia ad assumere importanti forme di diffusione e incremento. Questi aspetti determinano gli inizi del Rinascimento che si sviluppa e si diffonde sempre più fino alla metà del 1500. Durante questo periodo hanno origine le Signorie che si distinguono per la raffinatezza e la cura che si riscontra nelle monete la cui produzione era spesso affidata a incisori di altissimo livello.
Questi artisti, artefici di prodotti di alta qualità estetica, diedero prestigio alle famiglie che risiedevano nelle più importanti città italiane (Gonzaga a Mantova, Medici a Firenze, Pontefici a Roma, Sforza a Milano, Aragonesi a Napoli).

Nella foto: doppio ducato d'oro di Ludovico Maria Sforza per Milano

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MONETE DALLE SIGNORIE ALLA RIVOLUZIONE FRANCESE
14 maggio 2010

NEWS_53Per convenzione l’evo moderno si fa iniziare dal 1492, data della scoperta dell’America. A partire da questo momento storico nelle monete si ha un’evoluzione artistica e tipologica che passa attraverso periodi ben precisi come il Barocco e si assiste alla graduale produzione sempre più meccanizzata della moneta che conduce fino alla monetazione decimale.
Durante questo lungo periodo, grazie anche alla grandissima quantità di metallo prezioso proveniente dal nuovo mondo che viene immessa sui mercati, si ha la coniazione di monete di modulo più grande e di maggior peso in argento (talleri, piastre e ducatoni) e in oro (la famosa “dobla” o doblone o doppia e le quadruple) che vengono emesse soprattutto da grandi città dell’Italia ancora non unita. Il tondello di più alto spessore e maggiore diametro mette quindi a disposizione dell'incisore un'ampia possibilità di sviluppo e dettaglio nei ritratti e nella realizzazione di scene complesse.
La nazione italiana, prima della sua unificazione, era suddivisa in tanti piccoli e grandi stati con relative città che fungevano da loro capitali, che condussero reciproche lotte per il predominio sui mercati commerciali e per l’allargamento dei propri territori. In questo contesto paesi stranieri come la Francia, l’Austria e la Spagna, che per lungo tempo rimasero a regnare sulla nostra nazione, ebbero parte determinante nello sviluppo storico italiano e molta parte ebbero anche nel vincolare il gusto artistico che si può riscontrare anche sulle monete.
E' nel periodo moderno che la lira, nata già nel 1472 a Venezia, diviene moneta fisica e non solo unità di conto. Essa viene coniata in quasi tutte le principali sedi di zecca ed è stata adottata come moneta della Repubblica Italiana, fino alla sua recente scomparsa con l'avvento dell'euro.
Lo sviluppo dell'economia monetaria si rispecchia nell’enorme e multiforme proliferazione dei tagli e delle tipologie monetarie in tutti i metalli, sia attraverso monete grandi come i multipli d'oro della repubblica di Genova e di Venezia, che attraverso monete piccole in mistura e rame quali sesini, bagattini e quattrini. L'opulenza del periodo è ben rappresentata dalle monete di ostentazione coniate da numerose zecche italiane.
Vengono considerate tra le più belle emissioni quelle di Milano e di Napoli sotto Carlo V e Filippo II di Spagna, le emissioni dei Gonzaga a Mantova, degli Estensi a Ferrara, dei Medici a Firenze.
Importanti città come Venezia e Genova decisero di emettere monete in grandissime quantità che spesso mantennero a lungo le medesime tipologie ormai conosciute dal commercio mentre altre come Lucca, Urbino, alcune dei Savoia e molte altre cercarono di distinguersi battendo veri e propri gioielli di altissima qualità artistica.
Nel Regno delle Due Sicilie, nelle zecche di Napoli e di Palermo, dopo la dominazione spagnola, prima sotto i regnanti d’Austria, poi sotto i Borbone, vennero emesse alcune tra le più belle monete della serie moderna.
A Roma i papi cercarono di proporre monete di altissima qualità che circolarono mettendo in evidenza l’abilità artistica di molti tra i migliori incisori proponendo vere e proprie opere d’arte come quelle realizzate dai molti appartenenti alla famiglia Hamerani. Sono rinomate molte piastre e testoni con soggetti di carattere religioso, motti e vedute della città di Roma o panoramiche di città dello Stato della Chiesa.

Nella foto: mezza piastra in argento di Papa Innocenzo XII (1691-1700) con l'arca di Noè

MONETE DAL PERIODO NAPOLEONICO AL REGNO D'ITALIA
12 maggio 2010

NEWS_54In seguito agli effetti scaturiti dalla Rivoluzione francese del 1789, l’Italia viene invasa dalle truppe napoleoniche che portano all’instaurarsi di forme di governo repubblicano popolare con specifiche monetazioni. Queste possedevano caratteristiche comuni in tutta la penisola come per esempio quelle della Repubblica Romana, Piemontese, Ligure, Napoletana.
Sotto Napoleone Bonaparte, che conquisterà tutta l’Italia ad esclusione della Sicilia e della Sardegna, i territori costituiranno il regno d’Italia mentre il Principato di Lucca e Piombino e la parte continentale del Regno delle Due Sicilie verranno governati da suoi parenti. Questo periodo rivoluzionerà la monetazione italiana ed europea in quanto diffonderà la monetazione decimale.
Nel 1814, con l’abdicazione di Napoleone a Fontainbleau, ha termine il suo potere assoluto ed i Savoia, gli Asburgo Lorena, i Borboni e il papato riacquistano i loro domini fino all’unità d’Italia. Il 30 maggio 1814 con il trattato di Parigi Vittorio Emanuele I ottiene la restaurazione sabauda del Regno di Sardegna al quale viene aggiunta la Liguria, Pio VII è di nuovo a capo dello Stato Pontificio ed è nuovamente restaurato il Granducato di Toscana. Nel Regno delle Due Sicilie Gioacchino Napoleone Murat nel 1815 abbandona Napoli e il congresso di Vienna, nello stesso anno, sancisce la nascita del regno Lombardo Veneto.
Tra il 1848 e il 1849 si assiste a moti popolari in tutt’Italia, nel luglio 1859 a seguito dei trattati di Villafranca e di Zurigo la Lombardia viene ceduta al Regno di Sardegna e Leopoldo II di Lorena rinuncia ai diritti sul granducato di Toscana. Garibaldi nel 1860 sbarca a Marsala e costringe Francesco II ad abbandonare il Regno delle Due Sicilie che viene annesso alla corona sabauda.
La casa Savoia ora è dunque padrona dell’Italia e dopo le ultime annessioni, Vittorio Emanuele II Re di Sardegna, il 17 marzo 1861, su votazione del Parlamento, assume il titolo di Re d’Italia arrivando alla costituzione del Regno d’Italia che ha inizialmente come capitali prima Firenze, poi Bologna. In esse vengono emesse rare monete.
Nel 1865 l’Italia entra a far parte dell’Unione Monetaria Latina che regola l’emissione delle monete d’oro e d’argento per peso, titolo e modulo insieme a paesi come Francia, Belgio, Svizzera e Grecia.
Nel 1866 il Veneto e, nel 1870 lo Stato Pontificio, dopo la breccia di Porta Pia, sono annessi definitivamente all’Italia.
Con re Umberto I, nel 1890, si ha l’annessione dell’Eritrea all’Italia per la quale vengono emesse specifiche monete oltre alle normali emissioni per l'Italia.
Per la storia della numismatica il successore di Umberto I, re Vittorio Emanuele III, è stato di grande importanza in quanto grande studioso e collezionista. Egli, dopo una vita passata a raccogliere monete, pensò di donare la sua immensa collezione agli Italiani dopo aver curato e dato alle stampe, in collaborazione con i più importanti collezionisti e commercianti dell’epoca, la stesura dei 20 volumi del Corpus Nummorum Italicorum che illustrano e descrivono le monete coniate dall’Italia o dagli italiani all’estero a partire dalla caduta dell’impero romano fino al 1945.
Vittorio Emanuele fu inoltre, proprio in quanto appassionato di numismatica, artefice di molte tra le più belle monete dell’epoca, oggi molte ricercate e collezionate. Oltre alla vasta quantità di monete d’oro, d’argento, di rame e di altri metalli emesse dalla zecca di Roma per l’Italia, egli conia anche monete per la Somalia e l’Albania.

Nella foto: moneta in argento da 20 lire, definita "Littore", coniata da Re Vittorio Emanuele III, a Roma, nel 1928